Quando i colori ecologici fanno la differenza.
Intervista a Roberto Mosca titolare della Spring Color di Castelfidardo.
Vi avevo parlato, qualche settimana fa di pitture e vernici ecologiche, della loro importanza per la nostra salute, e il benessere dell’ambiente che ci circonda.
Oggi, dopo un approfondimento personale di grande interesse, ritorno a parlarvene in compagnia di una persona speciale e “addetto ai lavori”.
Sto parlando di Roberto Mosca, titolare dell’azienda Spring Color di Castelfidardo, che ha accettato di rispondere alle mie domande/curiosità sul mondo della bioedilizia.
Lo raggiungo al telefono per porgli alcune domande di mio grande interesse. Roberto è una persona gentile e preparatissima, che accetta di spiegarmi per filo e per segno, come si producono e perché vanno scelte le pitture ecologiche.
Prima di lasciarvi alla lettura del testo integrale dell’intervista, vi affido un piccolo eco-messaggio per aiutarvi ad affrontare con spirito giusto il post:
“La terra non appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla terra.
Non è stato l’uomo a tessere la tela della vita, egli ne è soltanto un filo.
Qualunque cosa egli faccia alla tela, lo fa a se stesso.
1854 – Capriolo Zoppo – Capo Indiano”
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C | Roberto buongiorno, vuole raccontarci chi è oggi la Spring Color?
R | L’azienda fatta da una dozzina di persone, con sempre più presenza femminile, cerca di non conseguire il solo risultato economico, ma di essere a servizio della comunità nella ricerca e nella produzione di finiture edili che rispettino la salute di chi le utilizza, dell’ambiente nell’intero ciclo di vita del prodotto e delle architetture senza creare pellicole non traspiranti.
C | Pellicole non traspiranti? Che cosa sono?
R | Uno strato pittorico realizzato con una pittura sintetica, cioè che contiene polimeri sintetici, non si integra con l’intonaco sottostante, anzi crea una “pellicola” superficiale, che con il tempo crea ristagno di umidità, e quindi muffe e muri che si spellano.
Storicamente invece le pitture murali erano composte di elementi naturali come i carbonati di calcio, gli amidi, e la caseina del latte. I composti entravano a contatto con l’intonaco, unendosi a esso, diventando coesi, e quindi il muro della abitazioni era libero di respirare, non essendo bloccato da pellicole resinose superficiali.
Tanto maggiore è il contenuto nella pittura di polimeri sintetici e tanto maggiore è la loro impermeabilità.
C | Come sono concepiti allora i vostri prodotti?
R | La ricerca e lo sviluppo della oltre cinquantina di prodotti nella gamma Spring Color (malte, pitture, vernici, coloranti) è l’anima dell’azienda e implica un investimento costante e importante di risorse umane ed economiche.
Siccome questi prodotti sono unici, anche se un po’ si rifanno a ricette antiche non industriali, non abbiamo punti di riferimento o consulenti che possono risolverci problemi tecnici. In ogni caso, in questi ultimi venti anni, le nostre ricette, ci hanno portato alla fornitura di centinaia di migliaia di cantieri in Italia e all’estero.
C | Com’è nato il vostro amore e la vostra attenzione verso la Bioedilizia e i prodotti ecologici?
R | L’azienda, fondata da mio padre nel 1958, è stata riconvertita alla produzione di finiture bioedili nei primi anni ’90, in seguito ad esperienze di malattie professionali e anche per soddisfare la domanda sempre più crescente del mercato sui prodotti a calce per restauro o quelli totalmente naturali da parte di clienti macrobiotici o molto sensibili in generale.
C | Ecco vorrei approfondire questo argomento perché la maggior parte delle persona non considera la vera essenza dei prodotti ecologici: fanno bene a se stessi (nel proprio ambiente di vita), ma soprattutto fanno bene anche a chi li produce, incluse tutte le persone del processo produttivo, e l’ambiente inteso come terra e natura. Cosa ne pensa?
R | Le rispondo con un esempio: lo smaltimento del prodotto rimasto a fine ciclo. I nostri prodotti contengono elementi quali la calce, il latte, i pigmenti di piante officinali. Il classico fondo di barattolo potrebbe essere smaltito nell’orto di casa, che non arreca alcun danno o inquinamento, anzi apporta beneficio essendo composto di calcio e elementi azotati. Ho volutamente utilizzato la parola “potrebbe” perché purtroppo in Italia la legislazione è carente e anche questi composti legislativamente andrebbero trattati al pari di una vernice sintetica, quindi condotti all’ecocentro.
C |Sappiamo che tenete anche una scuola del colore, ci spiegate in breve in cosa consiste e perché è utile prendervi parte?
R | La Scuola del Colore è stata inaugurata nel 2013 ed offre cinque moduli (Didattica, Arte e Creatività, Faidate, Professionale, Energia del Colore). Le lezioni vengono effettuate da docenti interni o collaboratori esterni alla Spring Color e sono per bambini e adulti (privati e professionisti). Solo dalle scolaresche abbiamo avuto un migliaio di partecipanti negli ultimi sei mesi, interessati in particolare ai colori derivanti dalle piante officinali tintorie.
C | Piante officinali tintorie. Mi fai alcuni esempi?
R | Con piacere: il colore rosso si può ottenere con la Robbia o l’Henné. Il colore blu, si ottiene con la pianta dell’Isatis Tinctoria, una crucifera in gergo conosciuta come Guado e diffusa anche nell’antichità in Italia, Germania e Francia. Il colore giallo si ottiene con il Cartamo o con la Reseda, mentre per il nero utilizziamo il Carbone Vegetale (ndr. che non è una pianta tintoria, ma sempre un prodotto naturale).
C | In Italia l’attenzione verso i progetti ecologici non è ancora così diffusa come all’estero, anche se in questi ultimi anni qualcosa sta cambiando. In ultima analisi cosa si sentirebbe di lasciare come messaggio a chi sta leggendo questa intervista, per stimolare la sensibilizzazione ai prodotti ecologici?
R | Per essere stimolati, bisogna passare ogni giorno un po’ di tempo a contatto con la natura, meditare su di essa e su se stessi, imparare il suo linguaggio e amare tutto quello che ha creato, senza delegare ad altri (enti pubblici o privati) questa funzione di stimolo.
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Starei ore a parlare con Roberto, perché ha una profonda conoscenza della materia che riguarda il suo lavoro, oltre che un bagaglio d’informazioni sul restauro e recupero, meritevole di un patrimonio da salvaguardare.
Purtroppo il tempo è tiranno e Roberto deve tornare al suo lavoro. Lo saluto con l’augurio che possa svolgerlo sempre al meglio e con la passione che mi ha trasmesso oggi.
Al termine della nostra telefonata ci siamo anche confrontati sul perché questi (come altri) prodotti ecologici , non riescano a sfondare alla grande il mercato, rimanendo piuttosto confinati in prodotti per “eco-friends”.
Ma il benessere e la salute interessano solo a una parte limitata della popolazione?
Forse no, forse esistono ancora tanti, troppi, interessi celati nell’industria chimica.
Ma questa è un’altra storia e ve la racconterò un’altra volta.
Tuttavia nell’attesa che in Italia la legislazione pubblica prenda veramente sul serio la questione della produzione ed etichettatura dei prodotti ecologici, con maggiori obblighi di trasparenza, sono felice di avervi informato su di un argomento veramente importante per tutti noi.
Articolo di: Cristiana Rosada
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