La mia intervista-documento al direttore generale della Doimo Salotti, per scoprire cosa c’è dentro a un divano “fatto bene”.
C’era una volta,
un vero artigiano, che produceva divani imbottiti di elevata qualità. Aveva una piccola bottega di paese, e, se avevi l’occasione di entrare, potevi vedere il suo mondo fatto di gommapiuma. Accatastate, una ad una, sulle mensole degli scaffali, trovavano posto pile d’imbottiture. Avanzando nella bottega incontravi alcuni scheletri di legno grezzo. Più in là, appoggiati al muro, rotoli e rotoli di stoffe, di tutti i colori: lisce, decorate con fiori, con vistose righe o broccati. E poi lui, il vero artigiano era lì, occhiali sul naso, curvo sopra il tavolo da lavoro, intento a segnare con il gesso un grosso pezzo di stoffa da tagliare.
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Moriago della Battaglia, 10 ottobre 2014.
Entro nel piazzale della fabbrica e da subito mi accorgo che il nostro “artigiano” si è da tempo trasformato in una moderna e imponente fabbrica di imbottiti.
Mi trovo in provincia di Treviso e oggi sarò accompagnata nel mio viaggio all’interno del mondo dei divani, dal direttore generale di una delle più importanti e storiche aziende del settore: la Doimo Salotti.
E’ da diverso tempo che mi frulla in testa questa idea: “Voglio capire e scoprire cosa c’è veramente dentro un divano imbottito di qualità!”. Curiosità, voglia di fare chiarezza, confusione dettata da un mercato che presenta offerte commerciali come palline impazzite; fatto sta che quando l’azienda Doimo Salotti accetta la mia richiesta, non mi lascio sfuggire l’occasione: non capita tutti i giorni di entrare nel cuore delle produzione di questo arredo e poter fotografare il processo produttivo per scrivere finalmente un articolo trasparente su come è fatto un salotto.
L’azienda Doimo Salotti produce divani imbottiti da oltre 40 anni. E’ una di quelle aziende che, hanno contribuito con la loro attività, a rendere importante e conosciuto il settore mobiliero italiano nel mondo, e fiorente il volume d’affari del produttivo nord est.
Nata nel 1968 dalla volontà e capacità imprenditoriale del suo creatore, il Sig. Giuseppe Doimo, (fondatore assieme ai fratelli, dell’omonimo gruppo mobiliero) è a oggi un’azienda che fa uscire dai suoi magazzini prodotti di qualità e certificati in tutta la filiera produttiva. Quei prodotti che, come si dice da queste parti, sono quelli “fatti bene”, cioè che offrono confort, resistenza, durata nel tempo, peculiarità nella scelta dei tessuti e garanzie scritte.
Mi riceve il Sig. Mark Witt, da giugno di quest’anno direttore generale dell’azienda. Assieme percorriamo il corridoio degli uffici, al termine del quale arriviamo direttamente nel cuore dell’azienda, l’area di taglio e cucito. Macchine da cucire al lavoro: musica per le mie orecchie.
La mia intervista inizia proprio da lì:
C: ”Sig. Witt sono qui oggi per comprendere a pieno cosa significa produrre un imbottito di qualità. Si fa un gran parlare di artigianalità in questi ultimi tempi. Mi spiega quali elementi deve contenere un divano per essere fatto bene!”
W: “Sono io che volevo ringraziarla, sono pochi di questi tempi che si interessano ad approfondire cosa c’è realmente dentro ai prodotti. Il marketing purtroppo, non sempre mette in luce i punti più importanti di un prodotto.
Veniamo a noi, un divano è composto da tanti elementi. Il primo è il fusto di legno. Questo legno può essere di abete o di faggio. Solitamente si preferisce utilizzare il faggio quando il divano ha un disegno esile, che richiede quindi una struttura interna più robusta. Nel caso invece di un divano dal design più corposo è sufficiente una scocca in abete.”
C: ” Ma da dove proviene il legno utilizzato per produrre il fusto?”
W: ”Qui si rende obbligatorio per me aprire il capitolo delle certificazioni. Un’azienda, come la nostra, che produce seriamente prodotti di qualità, e tale qualità è certificata da enti centificatori quali ISO9001, deve avvalersi di fornitori a sua volta certificati, ovvero che garantiscano, assumendosene responsabilità anche di fronte alla legge, che le materie prime sono conforme alle normative. Ad esempio nel caso del fusto di cui parlavo prima, il legno deve provenire da foreste per cui siano previsti piani di riforestazione. Non deve essere trattato con sostanze chimiche proibite o ancora peggio con solventi”
C: ”Conosco bene la materia dei solventi chimici perchè ho recentemente trattato l’argomento delle pitture ecologiche . Ma dove vengono utilizzati i solventi nel fusto?”
W:” Il fusto di legno deve essere incollato. Nel caso di aziende serie si utilizzano collanti vinilici a base d’acqua e non le colle sintetiche, perché nel tempo emanano i pericolosissimi VOC (n.d.r. sostanze nocive volatili), che creano danni alla salute in quanto inalate quotidianamente nell’ambiente domestico.”
C: ”VOC ecco che ritornano anche nell’arredamento queste vecchie conoscenze! Ma perché utilizzare colle sintetiche, potenzialmente nocive, al posto delle più innocue, colle a base d’acqua. E’ una scelta economica?”
W: ”Non sempre. I produttori che utilizzano queste colle sintetiche (e tengo a precisare che non è il nostro caso), lo fanno perché per produrre il fusto del divano utilizzano in parte pannelli nobilitati di recupero (più economici). In questo caso la colla vinilica non aderirebbe e quindi si deve procedere con quella sintetica.”
C: ”E in tutto questo, il consumatore che si rivolge al negozio per acquistare il suo divano come può tutelarsi?”
W: ”Il consumatore deve sempre chiedere e ricevere dal negoziante la scheda tecnica del prodotto, che include tutti i materiali di cui il divano è composto. E’ un suo diritto! Inoltre questo particolare del fusto è facilmente verificabile. Se si apre di poco la tela che chiude la struttura del divano nella parte sottostante, si vede subito da che legno è composto il divano.
Naturalmente questi materiali più scadenti sono utilizzati da produttori che hanno la necessità di ottenere un imbottito che si presenta sul mercato con un prezzo basso.”
Mentre parliamo ci stiamo spostando da un reparto all’altro, siamo entrati in un magazzino pieno di imbottiture.
C: ”Immagino che sopra lo scheletro di legno ci sia l’imbottitura.”
W: ”Esatto, ecco perché ci troviamo adesso in questo reparto. Come per il fusto di legno anche per le imbottiture e poi i tessuti utilizzati per il rivestimento del divano si apre un mondo di materie prime, e scelte produttive.
Le posso solo dire che le imbottiture di un divano “fatto bene” devono essere certificate sia nella materia prima, che nel processo di trasformazione della gomma. Come detto prima, non solo per un fattore di durata del prodotto finito in termini di tempo, ma sopratutto per garantire al consumatore di portarsi a casa un prodotto NON nocivo per la sua salute.
Le faccio l’esempio dei tessuti: esistono sul mercato tessuti di produzioni industriali e provenienza non italiana, con prezzi al metro veramente ridotti, che non danno però alcuna garanzia di stabilità dei colori, trattamenti antibatterici delle fibre o sanforizzazione (n.d.r. processo di trattamento dei tessuti che ne impedisce il restringimento in caso di lavaggio). In questo caso il consumatore sta acquistando un divano che scolorirà nel giro di pochi mesi, si restringerà al primo lavaggio o, peggio ancora, può essere causa di allergie e dermatiti per l’utilizzo di pigmenti nocivi nella colorazione dei tessuti.”
C: ”Pensavo che questi problemi fossero propri solo dell’abbigliamento o del comparto calzaturiero!”
W: ” Eh no! Il divano è uno di quegli arredi (come il letto e il materasso) che si vivono tutti i giorni. Sul divano si guarda la televisione, si sta seduti anche diverse ore, a volte si dorme. Le nostre parti del corpo, soprattutto quelle più scoperte, mani e viso in primis, sono a contatto costantemente con imbottiture e tessuti. Appoggiare la faccia su di un tessuto non trattato per i batteri può causare asma, i coloranti non a norma o che contengono pigmenti dannosi possono causare dermatiti da contatto, e così via…”
C: ”Non immaginavo una così stretta correlazione di causa/effetto anche per gli imbottiti. Ma allora questo povero consumatore, oltre a richiedere la scheda prodotto (chissà poi quanti lo fanno!) quale arma ha dalla sua per difendersi?”
W: ” Non vorrei apparirle retorico, ma il vecchio detto – chi più spende meglio (o meno) spende – non è nato caso. Il mercato in questi ultimi anni ci ha abituato a richieste di arredi sempre più economici. Lasciamo stare per un momento l’argomento del design, la forma o il modello, su quello possiamo anche soprassedere. Se un bracciolo può risultare goffo, ma più economico in termini di produzione, il consumatore potrebbe decidere, al massimo, di farselo piacere lo stesso!
Il peggio è che di questo tempi che ne fa le spese non è il design italiano, ma purtroppo la salute dei consumatori. Le possibilità economiche sono ridotte, e quindi il budget del consumatore medio è alla continua ricerca di offerte commerciali a basso costo, dimenticando però di salvaguardare la propria salute.
Ecco che le persone si portano a casa divani di pelle con conce di dubbia provenienza, salotti dal prezzo irrisorio, ma dalla durata “a tempo”, strutture scomode e non ergonomiche, veri e propri imbottiti “di acari”. . . il tutto coadiuvato da un buon marketing e, mi si lasci dire, a volte anche da offerte commerciali poco chiare.”
C:”Posso immaginare dove sia rivolto il suo pensiero.(scappa ad entrambi un risata!) Lasciamoci con un’ultima riflessione in modo che chi legge quest’articolo possa trarne spunto.”
W: ” Vede Sig.ra Rosada, chi leggerà il suo articolo è già un consumatore evoluto. Se si è interessato ad approfondire l’argomento vuole dire che già ha fatto un passo importante verso la conoscenza, per cui penso che qui troverà solo delle conferme. E’ sulla fetta di mercato (purtroppo oggi ancora vasta) che fatica a comprendere la differenza tra un divano economico e un divano di qualità che dobbiamo agire, portando a galla i lati oscuri del nostro lavoro. E su questo punto voi design blogger potete e dovete lavorare molto.”
Sono davvero felice di aver avuto la possibilità di quest’incontro, che è stato per me un’occasione speciale per mettere il mio lavoro e la mia professionalità davvero al servizio dei lettori del mio blog di arredamento.
Non ringrazierò mai abbastanza l’azienda Doimo Salotti per avermi aperto le porte di “casa sua” e avermi permesso di fotografare anche i processi produttivi.
Cristiana | modaearredamento.com
Caratteristiche tecniche e qualitative dei divani. #parte1
•8 anni ago
[…] Se nel frattempo volete approfondire ancora la vostra conoscenza sui materiali della struttura del divano, a questo link abbiamo scoperto un’interessante intervista con il direttore generale di un importante brands di divani: Doimo Salotti – clicca qui… […]
Elisa
•10 anni ago
Non potevo non venire a leggere questa intervista!!!
Ciao
É stato veramente un piacere conoscerti!
Ciao
Elisa
Cristiana Rosada
•10 anni ago
Ciao Elisa, anche per me è stato davvero un piacere. Alla prossima. Cristiana
Corrado
•10 anni ago
Articolo ricchissimo di “qualità” sotto tutti i punti di vista. Secondo me per scegliere un divano occorrerebbe, al di là del gusto e dello stile, avere la lungimiranza di considerare che spesso un divano può diventare il compagno per una vita intera. Occorre fare la scelte giuste in termini di resistenza e praticità, perché prima o poi arriverà un cane, un gatto o peggio… un bambino!
Cristiana Rosada
•10 anni ago
Grazie Corrado, è verissimo prima o poi quanto arrivano i bambini . . . ci vuole un divano “di carattere”… ne so qualcosa! A presto Cristiana