Recentemente sono potuta tornare a Venezia per partecipare alla vernissage di apertura della Biennale di Architettura (n.d.r. #fundamentals 6 giugno – 23 novembre 2014), un appuntamento mondano che porta sempre con se molti invitati illustri e rappresentanti di paesi stranieri (non che a Venezia siano assenti gli stranieri …).
In un post di un mese fa avevo abbozzato una miniguida di come affrontare questa città, e soprattutto cosa comperare.
E’ innegabile che addentrandosi nella città lagunare, tra i “must” in agenda, c’è l’isola di Murano, e i suoi fantastici vetri.
Oramai non serve recarsi a Murano per acquistare una lampada o un vaso. Online ci sono diversi siti di vendita lampadari e vasi in vetro. Ve ne cito uno ad esempio: Cristalensi, è un’azienda specializzata in illuminazione, che nel suo fornito catalogo online, propone anche tantissime luci in vetro di Murano sia in stile classico, sia più moderne.
Arredare con una luce di Murano, sia per uno stile che per ll’altro rappresenta sempre una scelta di pregio ed eleganza.
Per apprezzarli a pieno bisogna, almeno una volta, vedere come nascono questi capolavori.
Entrare in una fornace è un’esperienza affascinante. La prima cosa che ti accoglie è il caldo, immancabile compagno di lavoro, dato che i forni per la produzione del vetro funzionano sempre.
Qua e la ci sono masse informi di vetro, resti agglomerati di fusioni precedenti. Alzando allo sguardo ci sono loro, i maestri vetrai, giovani e vecchi, che insieme trasformano un composto di sabbia silicea, pigmenti e poco altro in vere opere d’arte.
Molto spesso per lavorare un lampadario bisogna essere in due maestri. La massa incandescente fuori dal forno va lavorata immediatamente, e le braccia da forgiare sono piuttosto lunghe, quindi ognuno dei due maestri lavorano ad un lato della fusione.
Sotto gli occhi dell’incredulo visitatore, dove prima c’era una palla infuocata si materializza un gambo lungo e sottile, articolato e decorato.
Ogni lampadario è composto di una miriade di pezzi singoli: ci sono le braccia, che vengono modellate con una perfezione millimetrica, tutte uguali. Poi si forgiano le coppette, che servono a contenere la lampadina. E poi ci sono tutte le decorazioni aggiunte. Spesso i modelli classici accolgo fiori e foglie dalle mille forme e colori, oppure pendagli a goccia e riccioli.
I lampadari di Murano più tradizionali prevedono quasi sempre l’uso dell’avventurina per donare alla massa vetrata la colorazione dorata.
I miei preferiti invece sono quelli neo classici, dove le linee sono più essenziali e i decori ridotti al minimo. I colori che meglio si accompagnano a queste luci di Murano sono il bianco latte e il nero.
Posso dire con assoluta certezza che il bianco latte si adatta a qualsiasi stile abitativo, dal classico, al country, allo shabby chic, moderno o di design.
Il colore nero, molto di moda qualche anno fa, è un po’ più difficile da ambientare. Rappresenta un elemento molto raffinato ed elegante, ma in alcune situazioni può diventare cupo e troppo formale. Quindi va ponderato con attenzione.
Una curiosità: sapete con si imballano, per trasportarli, i lampadari di Murano?
Dopo essere stata istallata la parte elettrica ogni lampadario viene montato per verificare che i pezzi e gli incastri siano tutti perfetti e simmetrici, e che la luce funzioni. Poi è smontato di nuovo e ogni singolo pezzo è imballato sottovuoto, con una base di cartone rigido e una pellicola di plastica sopra, che prende le forme del pezzo.
La ferramenta è sistemata in una scatola a parte, inclusa la catena di metallo che di solito lo sorregge a soffitto, regolandone l’altezza.
Una volta a casa non dovrete fare altro che aprire tutti i pezzi e sistemarli al contrario, cioè partendo dal centro del lampadario (quindi l’asta centrale), verso l’esterno, naturalmente seguendo le istruzioni !
Articolo di Cristiana Rosada
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